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al testo di Amina Narimi
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Nelle nostre morti segrete, nell'uragano del perduto che non si lascia misurare, l'Immenso è sterminato canto che riempie di sangue ciò che è senza limite..
Da un altro luogo, sulla terra, mi commuove vedere amina alla finestra, mentre prega, nell'ora del cielo, la più bella, dove qualcosa si lacera e si spacca in tutta la sua grazia naturale per distendere il torace di chi muore nella tragedia umana del natale, dondolando lentamente le ginocchia sul carro dell'Orsa, la minore,
nella notte più lunga dell'anno vengono a piedi dodici stelle e la figlia del fulmine, rossa, con le mani che sanno di mirra, una pioggia trascorsa alle orecchie
Ohh..C'è più del semplice passato nei natali di quella volta che mi tenevi coi capelli bagnati sul Savena: tenevi la fiamma più piccola accesa in cima all'abete, per ferrare i cavalli nella tempesta di neve, e sulla ruota cantavi del Re che diventava un bambino nell'utero della dea, nella regina del gelo eri l'amante, il figlio e la promessa, nell'attimo dell'inizio, di primavera..
dentro la finestra, c'è la stessa luce- come avevi sugli stracci allora nell'aria stretta del rifugio, e poche cose per non farci più vedere da nessuno, nelle bacinelle il nome intero luminava con i ferri di Nichole, con i ramponi nuovi tenuti in serbo per Natale, per la neve- se ti racconto ancora la bellezza di come stringevo le sue zampe tra le cosce, come tremavo inginocchiata lasciando andare le mie mani con un chiodo dopo l'altro sugli zoccoli: tra l'immagine e la voce ti toccavo nella durata minima di luce col filo a piombo del signore, piccolomio. Dove viene per morire è trasparente la salita e l'anima s'imbianca questanotte, dove trabocca il mio presepe, nel mistero femminile della luce, divenuto intero. Io ti ascolto, meravigliosa di tanta mestizia e tutto quello che posi, dentro claudia, dove nulla è più vero di Luca, con gli stessi occhi chiari degli uccelli ti offro queste braccia per natale, per l'amore di aderire con lo sguardo fino a dove ti sento risalire, con un gesto che riposa ogni respiro.
Toccando l'invisibile mi sposo con l'infinito ciclo delle palpebre, il dolore appena fatto va alla gioia, rifiorendo dallo stesso grembo che gli dette vita per Natale.
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